Corrado di Baviera e il culto dei santi pellegrini a Molfetta
giovedì 01 febbraio 2024 12:00

Corrado di Baviera e il culto dei santi pellegrini a Molfetta

Pillole di storia in vista della ricorrenza del 9 febbraio

Nel formulario liturgico del XIV secolo conservato nel messale della Cattedrale di Molfetta, si trova una testimonianza della santità attribuita a Corrado di Baviera. La sua memoria è fissata al 9 febbraio, giorno della traslazione del Santo.

Il Santo rappresenta un esempio del fenomeno dell'"eremitismo irregolare" diffusosi nei secoli XI e XII in Italia, che ha influenzato profondamente la storia del monachesimo. Questo fenomeno vede coinvolti numerosi monaci, molti dei quali, inizialmente cenobiti. Corrado, in particolare, si distingue per essere stato un pellegrino diretto in Terra Santa. L'abbandono di ogni legame affettivo e prospettiva umana per seguire Cristo lungo i cammini del pellegrinaggio era considerato un atto di santità, in quanto il pellegrino, emulando Cristo, veniva visto come un "alter Christus". La perdita della vita durante il pellegrinaggio portava spesso all'attribuzione dell'aureola di santità, poiché i viaggi erano carichi di pericoli e tentazioni.

Nell'area mediterranea, era comune venerare i numerosi pellegrini che percorrevano le vie di comunicazione. C'erano gli abituali visitatori dei principali santuari cristiani e in particolare della Terra Santa, in Italia chiamati "palmerii" o "palmieri", un soprannome divenuto spesso un cognome, il cui ricordo aveva impressionato fortemente i loro concittadini. Poi c'erano gli stranieri che morivano durante i loro viaggi, spesso per malattia o sfinimento in qualche borgata italiana. Questi personaggi, circondati da un alone di mistero, divenivano oggetto di varie storie e tradizioni favolistiche, basate sul fatto incontestabile della loro morte mentre erano in viaggio.

Molfetta operò una canonizzazione di santi pellegrini, spesso sconosciuti e rimasti anonimi, riservando loro un culto locale. Questo culto subì trasformazioni nel corso dei secoli, fino a scomparire completamente, soppiantato da quello mariano. Nel 1162, lungo la via che congiungeva Molfetta a Bisceglie e al Gargano, il vescovo di Ruvo Urso, agendo per conto del vescovo di Molfetta Riccardus, esule, circoscrisse e benedisse un'area di proprietà vescovile dove riposavano i corpi dei pellegrini martiri di Cristo. Qui fu edificata una cappella dedicata alla Madonna e ai santi martiri, diventata successivamente la residenza estiva dei vescovi e, ancora oggi, la principale meta di devoti pellegrinaggi: la Basilica della Madonna dei Martiri.

Sia per i santi pellegrini sia per Corrado di Baviera, l'epoca esatta della loro canonizzazione rimane incerta. Tuttavia, in entrambi i casi, assistiamo a un chiaro esempio di culto locale che si consolidò sotto la pressione popolare nello stesso contesto cittadino. Nonostante la sua condizione di pellegrino straniero morto in un eremo nell'entroterra barese, la memoria di Corrado non è svanita nell'anonimato. Al contrario, è stata saldamente tramandata e registrata nell'Historia Welforum, che, pur essendo distante dal luogo della sua morte, era ben informata sulla sorte del giovane monaco.

La fama di santità di Corrado si diffuse rapidamente intorno al luogo della sua morte, presso Santa Maria ad Cryptam nei pressi di Modugno. Tuttavia, non è ancora possibile stabilire con certezza quando sia avvenuta una canonizzazione formale, ammesso che ci sia stata. Nonostante ciò, è evidente che la di santità di Corrado si diffuse poco dopo la sua morte e raggiunse la vicina città costiera di Molfetta. È probabile che fosse ben noto il luogo di sepoltura di Corrado, poiché la tradizione agiografica non menziona segni miracolosi o sogni rivelatori che avrebbero potuto aiutare ad individuarlo.

Quando, nei primi anni del XIV secolo, la comunità monastica di Modugno che custodiva le reliquie di Corrado scomparve, i cittadini di Molfetta presero l'iniziativa di trasportare il prezioso tesoro nella loro antica cattedrale. In quel periodo, la cattedrale era ancora priva di reliquie di santi, e la città non aveva ancora un patrono. Fu solo in quel momento che il vescovo deve aver deciso di procedere con l'atto solenne della canonizzazione di Corrado. Questo atto ufficiale, tuttavia, non fece altro che ratificare un evento già compiuto: il furto delle reliquie. Curiosamente, tale azione non destò scandalo, ma al contrario, ricevette il sostegno e talvolta il suggerimento dalle autorità ecclesiastiche.

Con la canonizzazione ufficiale, il culto di San Corrado, divenne una parte fondamentale della liturgia della Chiesa di Molfetta, con la sua festa fissata per il 9 febbraio di ogni anno. Da allora, la devozione del popolo di Molfetta verso il loro santo cittadino si manifestò in molteplici forme, sostituendo gradualmente il ruolo precedentemente svolto dai monaci di Modugno nella diffusione della sua venerazione.
Attraverso un processo di canonizzazione equipollente introdotto dal vescovo Caracciolo, il culto di San Corrado ottenne infine l'approvazione definitiva dalla Santa Sede nel 1832, consolidando ulteriormente la sua importanza nella vita religiosa e culturale della comunità molfettese.

Bibliografia
Luigi Michele de Palma, Una terra percorsa dalla santità. Il IX centenario della nascita di S. Corrado, in Odegitria, XII (2005), pp. 301-305.