
A Molfetta si è chiuso a notte fonda un consiglio comunale che ha raccontato molto più di quanto dicano i verbali. Dietro le ratifiche e i numeri, si è consumato un passaggio politico delicatissimo, senza il sindaco Tommaso Minervini, sospeso fino al 2026, e l'ultimo prima della mozione di sfiducia attesa per lunedì 14 luglio. In aula, l'assenza fisica del primo cittadino è stata colmata da una presenza ingombrante, che ha pesato su ogni intervento, ogni tensione, ogni voto.
La seduta era stata convocata per discutere variazioni urgenti al bilancio di previsione 2025/2027, con un pacchetto di misure che includeva fondi per oltre 700mila euro destinati a minori e famiglie dell'Ambito Molfetta-Giovinazzo. Le delibere non hanno però evitato che l'aula diventasse un campo di battaglia politico. A scatenare il fuoco incrociato, le opposizioni di centrosinistra, che hanno sollevato ben quattro «fatti gravi».
Gagliardi ha denunciato l'assenza di dirigenti tecnici su temi eminentemente contabili mentre D'Amato ha criticato la mancata comunicazione sulla sospensione di Molfetta dalla rete nazionale di «Avviso Pubblico». Infante, poi, ha protestato per la scelta — annunciata prima ai media — di non anticipare la seduta sulla sfiducia. Spaccavento, infine, si è detto «esterrefatto» per l'accostamento tra Minervini e Gianni Carnicella nel discorso commemorativo del 7 luglio: «Uno è indagato e sospeso, l'altro è morto per la legalità».
Non meno tesa la questione della Socialità, con la sospensione della dirigente Lidia De Leonardis. L'opposizione ha chiesto conto della mancata nomina ad interim. La risposta della giunta: già nel decreto di nomina era previsto che Mauro De Gennaro assumesse l'incarico in caso di assenza. Il confronto si è fatto esplosivo quando il presidente del Consiglio, Robert Amato, ha richiamato i consiglieri a rispettare i limiti degli argomenti per cui si era chiesta la possibilità di intervenire.
E proprio questo episodio è stato oggetto di un duro commento da parte di Adamo Logrieco, coordinatore cittadino di Fratelli d'Italia: «Ho guardato, mio malgrado, in streaming il Consiglio comunale. Siamo al teatro dell'assurdo. Uno spettacolo indegno per una città importante come Molfetta. Il Segretario Generale che deve ribadire l'assenza del Sindaco per sospensione. Il Presidente che impedisce al Vicesindaco di parlare. La maggioranza è in confusione. Dei 14 superstiti, molti sembrano muti da inizio mandato. Questa esperienza amministrativa la ritengo finita».
Un giudizio netto, specchio del clima infuocato che si respira in città. E se il consiglio fiume di ieri ha lasciato macerie istituzionali e ferite politiche aperte, è solo il prologo di ciò che potrebbe accadere lunedì. Il 14 luglio non sarà un semplice voto, ma una resa dei conti.